La resilienza attiva può salvare il Trasporto e la Logistica
Tutte le associazioni di categoria si stanno muovendo per la ripresa delle altre attività e quindi dopo l’emergenza, quali potranno essere le “cure” per tutta la filiera?
Poche certezze e un po' confuse. Si naviga un po’ a vista in questo momento, reagendo in maniera proporzionale e misurata ai dettami normativi. Di sicuro il processo di completa riapertura del settore non sarà facile.
Quando si ripartirà? Il Governo ed il Ministero dello Sviluppo stanno lavorando sulla lista delle aziende ad oggi chiuse che “riapriranno i battenti” nelle prossime settimane. Il primo comparto a ripartire sarà inizialmente quello della logistica, soprattutto per sbloccare le giacenze di magazzino e far ri-circolare e difendere il nostro made in Italy.
Il trasporto merci invece non hai mai subito stop, per garantire soprattutto l’approvvigionamento alimentare del Paese. Ma per quanto dureranno le stringenti misure di sicurezza?
Il settore quindi sta affrontando un aggravio di costi, oltre ad un calo dei volumi dalle proporzioni allarmanti e che si prevede debbano crescere ancora, anche a seguito del prolungamento nel tempo delle misure di contenimento del contagio. La continuità aziendale di moltissime imprese è in grave pericolo e con essa la relativa base occupazionale.
Tutte le associazioni di categoria siano esse del comparto logistico che del comparto trasporto chiedono soprattutto l’adozione di misure destinate al sostegno finanziario delle imprese. Quindi si va per esempio dalla richiesta di decontribuzione straordinaria per abbattere il costo del lavoro e mantenere l’occupazione, al riconoscimento di un credito di imposta del 50% sul costo di acquisto sostenuto e documentabile da parte dell’azienda dei DPI necessari ai lavoratori o alla richiesta di sospensione del pagamento dei pedaggi autostradali per il trasporto delle merci, allo smobilizzo e la pronta erogazione di tutte le risorse gestite dal MIT attualmente previste da contributi ed incentivi pubblici, in ogni caso tutte misure volte alla sostegno della liquidità delle aziende.
Per il trasporto delle persone, come è facile intuire, il processo di “reload” sarà ancora più delicato e ad oggi molto incerto nei confini.
Che tipo di dispositivi saranno obbligatori sulla Metro o sui Bus? Per ridurre gli assembramenti e limitare le distanze si dovrà garantire un flusso di accesso limitato e con posti a sedere distanziati. Ma quanto il TPL, che già prima della pandemia galleggiava in difficoltà economiche, potrà sopravvivere ad una riduzione imposta del load factor (minor numero di passeggeri viaggianti) e agli extra costi che l’adeguamento di persone, impianti e vetture comporterà?
Lo stesso dicasi per il trasporto su rotaia e per il comparto Aviation, con la normale riduzione dei passeggeri all’interno dei mezzi e quindi i minori ricavi dei ticket venduti; a questo si aggiunge un’ulteriore complicazione, ovvero la cancellazione dei collegamenti internazionali dovuta allo sfasamento temporale del lockdown dei vari Paesi del globo e alla fisiologica reticenza agli spostamenti extra-country dei viaggiatori che dovranno rinforzare un senso di fiducia e di sicurezza che è venuto a mancare a causa del Coronavirus.
Nulla sarà più come prima, questo è chiaro. Nessuna rivoluzione, ma un ripensamento è necessario e doveroso nel modo di fare trasporto, a livello nazionale e internazionale. La parola chiave sarà resilienza, ma non di tipo passivo, quanto attivo: le imprese che sapranno interpretare al meglio l’attuale contesto, anticipando il cambiamento, rivedendo i loro processi e le competenze interne e avendo capacità finanziare per rilanciarsi sopravviveranno. Per le altre il colpo sarà molto duro e rischio di ko non così remoto.
Serve allora – e questa appunto potrebbe essere l’occasione per farlo – una riflessione ‘interiore-individuale’ che dovrebbe poi generare una riflessione ‘interiore-collettiva’ ragionando tutti insieme sui valori o sui disvalori della nostra società e portarci quindi a migliorare il sistema.
Ripartire vorrà dire reingegnerizzare i processi che fino ad oggi hanno caratterizzato il comparto, vorrà dire creare e formare nuove figure professionali come ad esempio il Company Controller per verificare gli accessi e verificare l’efficacia dei dispositivi, vorrà dire certificare la sanificazione degli spazi, dei mezzi oltre che dei prodotti utilizzati, vorrà dire ridisegnare gli spazi di lavoro interni ed esterni per rispettare le normative e tutelare la salute di dipendenti, clienti e fornitori.
DEKRA è da sempre legata al concetto di sicurezza a 360° sulla strada, al lavoro e nell’ambiente domestico. Sono state attivate alcune Task Force dedicate all’analisi dei diversi comparti industriali, per individuare soluzioni e best practice che vadano incontro alla gestione efficiente dell’attuale emergenza e aiutino le imprese a ripartire rapidamente e in maniera adeguata nella fase di “re-start e mantenimento” dei prossimi mesi.
Un esempio in tal senso è il progetto per l’individuazione degli step metodologici da seguire per definire e implementare, sul proprio settore merceologico, di un modello verticalizzato funzionale e conforme al dopo emergenza. Partendo da un pre-assessment (on line ed in autocertificazione) si possono evidenziare i primi gap rispetto alle normative di riferimento ed individuare le principali iniziative da implementare per mitigare i rischi nel breve periodo. Le Fasi successive saranno più analitiche e permetteranno di arrivare ad un modello organizzativo dove verranno evidenziati i livelli di sicurezza da adottare, la predisposizione delle procedure che consentano di adottare le opportune misure di sicurezza e l’implementazione delle procedure per la corretta gestione del dopo emergenza in termini anche di rielaborazione degli spazi e della scelta di prodotti certificati.
Il progetto prevedrà quindi la redazione di un documento unico che funge da “Protocollo di gestione del rischio biologico” che raccoglie procedure / istruzioni / informazioni relative a:
- regolazione degli accessi
- comunicazioni sulle modalità di comportamento in questa fase emergenziale
- comportamenti per dipendenti, clienti ed eventuali ospiti
- piani e modalità operative di sanificazione e igienizzazione ordinarie e straordinarie
- procedure di Manutenzione e pulizia degli impianti di condizionamento
Interpretare, anticipare, agire, le direttrici della sopravvivenza.
La logistica e i trasporti si dimostrano, anche in questa situazione drammatica, servizi essenziali, come confermato anche l’ultimo decreto (DPCM – 22 marzo 2020). Tutte le attività di trasporto, commercializzazione e consegna di farmaci, tecnologia sanitaria, dispositivi medico-chirurgici e prodotti agricoli e alimentari sono rimaste attive e non soggette a fermo.
Nei momenti di emergenza, come quello straordinario in corso, è necessario garantire l'efficienza della rete del trasporto e della logistica su tutto il territorio nazionale, evitando quindi rallentamenti nella consegna di prodotti e servizi indispensabili per il sistema Paese.
Le disposizioni di sicurezza che gli autisti, le aziende di trasporti e le aziende di logistica devono adottare ad oggi per un corretto comportamento antivirale sono state integrate dalle linee guida del MIT e convalidate dalla ministra Paola De Micheli, per tutti i settori a livello nazionale, compreso il trasporto delle persone.
Vediamo in dettaglio:
- Sussiste l’obbligo da parte dei responsabili dell’informazione relativamente al corretto uso e gestione dei dispositivi di protezione individuale, dove previsti (mascherine, guanti, tute, ecc)
- La sanificazione e l’igienizzazione dei locali, dei mezzi di trasporto e dei mezzi di lavoro deve essere appropriata e frequente (quindi deve riguardare tutte le parti frequentate da viaggiatori e/o lavoratori e deve essere svolta con le modalità definite dalle specifiche circolari del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità).
- Ove possibile, occorre installare dispenser di gel idroalcolico ad uso dei passeggeri.
- Per quanto riguarda il trasporto viaggiatori, laddove sia possibile, è necessario contingentare la vendita dei biglietti in modo da osservare tra i passeggeri la distanza di sicurezza di almeno un metro. Laddove non fosse possibile i passeggeri dovranno dotarsi di apposite protezioni (mascherine e guanti).
- Nei luoghi di lavoro, laddove non sia possibile mantenere le distanze tra lavoratori previste dalle disposizioni del Protocollo, vanno utilizzati i dispositivi di protezione individuale.
- Per tutto il personale viaggiante cosi come per coloro che hanno rapporti con il pubblico e per i quali le distanze di 1 mt dall’utenza non siano possibili, va previsto l’utilizzo degli appositi dispositivi di protezione individuali previsti dal Protocollo. Analogamente per il personale viaggiante (a titolo di esempio macchinisti, piloti ecc..) per i quali la distanza di un metro dal collega non sia possibile.
- Sono sospesi tutti i corsi di formazione se non effettuabili da remoto.
- È necessario predisporre le necessarie comunicazioni a bordo dei mezzi, anche mediante apposizione di cartelli che indichino le corrette modalità di comportamento dell’utenza con la prescrizione che il mancato rispetto potrà contemplare l’interruzione del servizio.
Ma il mondo della distribuzione e del commercio dei prodotti non indispensabili è molto in difficoltà, a titolo esemplificativo ricordiamo che le 500 aziende del distretto di Nola uno dei maggiori poli all’ingrosso in Europa dell’abbigliamento, calzaturificio e casalinghi hanno sospeso l’attività per il rispetto dei decreti, lasciando a terra circa 10 mila occupati e svariati miliardi di fatturato negli oltre 800 mila metri quadrati di spazio in magazzino.
E quindi dopo l’emergenza?
Tutte le associazioni di categoria si stanno muovendo per la ripresa delle altre attività e quindi dopo l’emergenza, quali potranno essere le “cure” per tutta la filiera?
Poche certezze e un po' confuse. Si naviga un po’ a vista in questo momento, reagendo in maniera proporzionale e misurata ai dettami normativi. Di sicuro il processo di completa riapertura del settore non sarà facile.
Quando si ripartirà? Il Governo ed il Ministero dello Sviluppo stanno lavorando sulla lista delle aziende ad oggi chiuse che “riapriranno i battenti” nelle prossime settimane. Il primo comparto a ripartire sarà inizialmente quello della logistica, soprattutto per sbloccare le giacenze di magazzino e far ri-circolare e difendere il nostro made in Italy.
Il trasporto merci invece non hai mai subito stop, per garantire soprattutto l’approvvigionamento alimentare del Paese. Ma per quanto dureranno le stringenti misure di sicurezza?
Il settore quindi sta affrontando un aggravio di costi, oltre ad un calo dei volumi dalle proporzioni allarmanti e che si prevede debbano crescere ancora, anche a seguito del prolungamento nel tempo delle misure di contenimento del contagio. La continuità aziendale di moltissime imprese è in grave pericolo e con essa la relativa base occupazionale.
Tutte le associazioni di categoria siano esse del comparto logistico che del comparto trasporto chiedono soprattutto l’adozione di misure destinate al sostegno finanziario delle imprese. Quindi si va per esempio dalla richiesta di decontribuzione straordinaria per abbattere il costo del lavoro e mantenere l’occupazione, al riconoscimento di un credito di imposta del 50% sul costo di acquisto sostenuto e documentabile da parte dell’azienda dei DPI necessari ai lavoratori o alla richiesta di sospensione del pagamento dei pedaggi autostradali per il trasporto delle merci, allo smobilizzo e la pronta erogazione di tutte le risorse gestite dal MIT attualmente previste da contributi ed incentivi pubblici, in ogni caso tutte misure volte alla sostegno della liquidità delle aziende.
Per il trasporto delle persone, come è facile intuire, il processo di “reload” sarà ancora più delicato e ad oggi molto incerto nei confini.
Che tipo di dispositivi saranno obbligatori sulla Metro o sui Bus? Per ridurre gli assembramenti e limitare le distanze si dovrà garantire un flusso di accesso limitato e con posti a sedere distanziati. Ma quanto il TPL, che già prima della pandemia galleggiava in difficoltà economiche, potrà sopravvivere ad una riduzione imposta del load factor (minor numero di passeggeri viaggianti) e agli extra costi che l’adeguamento di persone, impianti e vetture comporterà?
Lo stesso dicasi per il trasporto su rotaia e per il comparto Aviation, con la normale riduzione dei passeggeri all’interno dei mezzi e quindi i minori ricavi dei ticket venduti; a questo si aggiunge un’ulteriore complicazione, ovvero la cancellazione dei collegamenti internazionali dovuta allo sfasamento temporale del lockdown dei vari Paesi del globo e alla fisiologica reticenza agli spostamenti extra-country dei viaggiatori che dovranno rinforzare un senso di fiducia e di sicurezza che è venuto a mancare a causa del Coronavirus.
Nulla sarà più come prima, questo è chiaro. Nessuna rivoluzione, ma un ripensamento è necessario e doveroso nel modo di fare trasporto, a livello nazionale e internazionale. La parola chiave sarà resilienza, ma non di tipo passivo, quanto attivo: le imprese che sapranno interpretare al meglio l’attuale contesto, anticipando il cambiamento, rivedendo i loro processi e le competenze interne e avendo capacità finanziare per rilanciarsi sopravviveranno. Per le altre il colpo sarà molto duro e rischio di ko non così remoto.
Serve allora – e questa appunto potrebbe essere l’occasione per farlo – una riflessione ‘interiore-individuale’ che dovrebbe poi generare una riflessione ‘interiore-collettiva’ ragionando tutti insieme sui valori o sui disvalori della nostra società e portarci quindi a migliorare il sistema.
Ripartire vorrà dire reingegnerizzare i processi che fino ad oggi hanno caratterizzato il comparto, vorrà dire creare e formare nuove figure professionali come ad esempio il Company Controller per verificare gli accessi e verificare l’efficacia dei dispositivi, vorrà dire certificare la sanificazione degli spazi, dei mezzi oltre che dei prodotti utilizzati, vorrà dire ridisegnare gli spazi di lavoro interni ed esterni per rispettare le normative e tutelare la salute di dipendenti, clienti e fornitori.
DEKRA è da sempre legata al concetto di sicurezza a 360° sulla strada, al lavoro e nell’ambiente domestico. Sono state attivate alcune Task Force dedicate all’analisi dei diversi comparti industriali, per individuare soluzioni e best practice che vadano incontro alla gestione efficiente dell’attuale emergenza e aiutino le imprese a ripartire rapidamente e in maniera adeguata nella fase di “re-start e mantenimento” dei prossimi mesi.
Un esempio in tal senso è il progetto per l’individuazione degli step metodologici da seguire per definire e implementare, sul proprio settore merceologico, di un modello verticalizzato funzionale e conforme al dopo emergenza. Partendo da un pre-assessment (on line ed in autocertificazione) si possono evidenziare i primi gap rispetto alle normative di riferimento ed individuare le principali iniziative da implementare per mitigare i rischi nel breve periodo. Le Fasi successive saranno più analitiche e permetteranno di arrivare ad un modello organizzativo dove verranno evidenziati i livelli di sicurezza da adottare, la predisposizione delle procedure che consentano di adottare le opportune misure di sicurezza e l’implementazione delle procedure per la corretta gestione del dopo emergenza in termini anche di rielaborazione degli spazi e della scelta di prodotti certificati.
Il progetto prevedrà quindi la redazione di un documento unico che funge da “Protocollo di gestione del rischio biologico” che raccoglie procedure / istruzioni / informazioni relative a:
- regolazione degli accessi
- comunicazioni sulle modalità di comportamento in questa fase emergenziale
- comportamenti per dipendenti, clienti ed eventuali ospiti
- piani e modalità operative di sanificazione e igienizzazione ordinarie e straordinarie
- procedure di Manutenzione e pulizia degli impianti di condizionamento